• Protreptico
  • Esortazione alla filosofia
Copertina
88-8410-011-9
XXVIII-43
9,81
Philosophia, 3
88-8410-011-9
XXVIII-43
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Philosophia, 3

«Il Protrettico», scriveva Werner Jaeger, «non parla di alcun problema particolare: la sua importanza, varcante i limiti della specifica scienza filosofica, è piuttosto nell' universalità della questione vitale da esso posta, quella cioè del senso della filosofia, del suo diritto all'esistenza e della sua posizione nel complesso della vita umana». Opera redatta al tempo della frequenza di Aristotele all'Accademia platonica, il Protreptico godette di vasta e profonda eco nell'antichità greco-latina, a tal punto da indurre Cicerone a riprodurne il modello espositivo nell'Hortensius, il celebre dialogo la cui lettura costituì la prima iniziazione alla filosofia per S. Agostino. Ammirato nell'antichità tanto per il suo stile che per il vigore dialettico delle argomentazioni, esercizio di retorica e insieme discorso esortativo a carattere pedagogico, il breve saggio aristotelico appare sotto la forma di un appassionato appello alla conoscenza intesa come ricerca scientifica non meno che come supremo valore etico. Il trattato, andato perduto nel periodo tardo-imperiale romano, è stato adesso ricostruito nelle sue linee generali dalla moderna ricerca filologica. È tornata così alla luce un'opera ricca di suggestioni e spunti originali, che nel costante e serrato confronto con il pensiero di Platone ha svelato una fase ormai matura dell'esperienza filosofica di Aristotele, dove appaiono già chiaramente delineate alcune delle dottrine fondamentali del suo sistema di pensiero. La presente edizione del Protreptico, viene condotta sulla classica edizione di David Ross, invece che sull'edizione di I. Düring, come invece ha fatto Enrico Berti, nella sua recente riproposizione dell'opera. Il motivo della nostra scelta risiede nel desiderio di offrire la possibilità di riflettere sul significato autentico ed originario che lo stesso Aristotele volle richiamare e infondere nello scritto, l'idea che la filosofia, quale attività puramente speculativa, non ha altro fine che se stessa.