«EÌ€ dall’Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il “Futurismo”, percheÌ vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologhi, di ciceroni e d’antiquarii». CosiÌ€ esordiva Marinetti nel suo Manifesto di fondazione del Futurismo, dando l’avvio a quella furia incendiaria e distruttrice che coinvolse l’universo dell’arte in tutte le sue manifestazioni e non poteÌ certo risparmiare lo strumento creativo forse piuÌ€ potente e piuÌ€ diffuso, la lingua letteraria, ma anche quella del quotidiano parlare. Gli scrittori futuristi generarono un’antilingua che coinvolse un pubblico ampio ed eterogeneo, e che, attraverso la sapiente strategia retorica dei manifesti e dei volantini, investiÌ€ tanto il linguaggio cοÌlto quanto il lin- guaggio diretto. Ma principalmente investiÌ€ il linguaggio iconico delle tavole parolibere, nelle quali ogni norma grammaticale viene abbandonata per colpire l’occhio dello spettatore con parole che liberamente si scatenano sullo spazio bianco del foglio. La rivoluzione del Futurismo si propagoÌ€ a campi inconsueti, come il teatro, la politica, la gastronomia, l’aviazione, la moda, creando ferventi seguaci in tutta l’Italia ed anche, soprattutto, oltre i confini: dalla Russia, alla Romania, al Portogallo, alla Spagna, fino al Giappone. Un potente impulso rivoluzionario che si eÌ€ allargato nello spazio e nel tempo, come un incendio alimentato dai turbini del vento.
SOMMARIO
introduzione
1. la parola nel futurismo. le parole del futurismo
2. la parola “materia” in marinetti e boccioni
3. il futuro nel futurismo
4. la punteggiatura negata
5. il lessico della politica
6. il lessico della cucina futurista
7. linguaggio e azione nel teatro futurista sintetico
8. il mito dell’aeroplano: una storia italiana
9. i futuristi savonesi e la lingua italiana
10. almada negreiros e il futurismo italiano