• Pier Paolo Pasolini
  • Il cinema come forma della letteratura
Copertina
9788884101365
132
15,40
Biblioteca Clinamen, 15
9788884101365
132
15,40
Biblioteca Clinamen, 15

Nonostante la pubblicazione di molti studi e monografie su Pasolini, la ricostruzione del suo itinerario stilistico e umano è ben lungi dall'essere terminata. L'approdo di Pasolini al cinema è stato solitamente letto a due diversi livelli di comprensione: da un lato, come pura e semplice continuazione del suo percorso di scrittore e di narratore e, dall'altro, come una parentesi che, una volta aperta, non è stata poi mai più richiusa. Questo libro, invece, cerca di dimostrare, attraverso un intenso e accanito scandaglio delle opere letterarie e cinematografiche del poeta di Casarsa, come il cinema rappresenti la prosecuzione in termini narrativi e poetici della sua ricerca linguistica e del suo sforzo di mostrare, attraverso l'uso della poesia, le possibilità ancora offerte alla scrittura in lingua italiana. Si passa, quindi, dal film di esordio, Accattone (1961), che segue quasi direttamente al flop narrativo di Una vita violenta (1959), alla ricostruzione di alcuni tra i suoi film più significativi: dagli ancora poco noti Appunti per un'Orestiade africana (letto in sincronia con la sceneggiatura Il padre selvaggio), sino a Teorema (film e romanzo) e a Medea, quale espressione massima della riflessione del poeta friulano sull'essenza del mito. L'indagine si completa con due saggi dedicati rispettivamente alle teorie linguistiche di Pasolini e al tema del paesaggio nella produzione della poesia italiana del Novecento, i quali forniscono il senso delle straordinarie potenzialità ancora nascoste nella produzione del poeta, del romanziere, del regista e dell'uomo di cultura.